GIUSTIZIA. ESAME AVVOCATI, MINISTERO RISPONDE A INTERPELLANZA SU CASO BRESCIA
(DIRE) Roma, 11 giu. – “Va sottolineato, anche per la serenità
dei candidati in vista delle loro prove, che si tratta di un
esame di abilitazione per il quale non è previsto alcun limite al
numero degli idonei. Assicuro che, in ogni caso, il Ministero
dedicherà particolare attenzione al regolare svolgimento delle
prove e all’organizzazione tecnica di esse nell’interesse dei
candidati chiamati a sostenere l’esame”. Così il sottosegretario
alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha risposto ad
un’interpellanza urgente alla Camera, presentata da Gianfranco Di
Sarno (M5s), sulla vicenda dell’esame avvocati tra Brescia e
Lecce dopo la diffusione dell’audio di un commissario leccese in
cui si sentono le parole “non possiamo promuovere tutti, stiamo
bassi”.
Leggendo in Aula il testo della risposte del ministero guidato
da Marta Cartabia, Sisto ha spiegato: “La vicenda esposta dagli
interpellanti, come riportato dai mezzi di informazione a seguito
di una segnalazione anonima diffusa su un social network,
riguarda alcune frasi che sarebbero state pronunciate da un
commissario durante la ‘camera di consiglio’ e ascoltate anche da
terzi a causa di un microfono rimasto inavvertitamente attivato.
Pur in assenza di segnalazioni formali in merito alla vicenda, il
Ministero ha immediatamente proceduto ad avviare gli accertamenti
del caso nell’ambito delle proprie competenze. In particolare, ha
richiesto informazioni alle Corti di appello di Brescia e Lecce
responsabili dei profili organizzativi della seduta in questione.
Va premesso che, secondo la disciplina vigente in tempo di
emergenza sanitaria, le prove di esame si svolgono a distanza
attraverso un collegamento con piattaforma telematica. Il Decreto
ministeriale del 13 aprile 2021 ha stabilito in dettaglio le
modalità secondo le quali deve svolgersi il collegamento da
remoto assicurando la segretezza della ‘camera di consiglio’ e al
contempo la pubblicità dell’esame del candidato. In particolare,
all’art. 3 ha stabilito che ‘al termine della discussione, i
membri della commissione abbandonano l’aula virtuale usata per
l’esame e si ritirano in camera di consiglio utilizzando una
diversa aula virtuale per decidere il voto da attribuire al
candidato’. Con lo stesso decreto è stato disposto che ‘è vietata
la audio-video registrazione della seduta con qualsiasi
mezzo’. Dagli elementi conoscitivi finora acquisiti deve
ritenersi che gli accorgimenti tecnici per garantire la
segretezza della camera di consiglio non siano stati adottati e
che, in particolare, la discussione tra i commissari della IV
sottocommissione di Lecce sia avvenuta, inavvertitamente, nella
medesima stanza virtuale utilizzata per l’esame del candidato e
il collegamento con il segretario presenti a Brescia”. Sisto, leggendo la risposte del ministero
della Giustizia alla Camera, continua: “Il presidente della prima
sottocommissione costituita presso la Corte di Appello di Lecce
ha trasmesso al Ministero una relazione firmata da tre commissari
della IV sottocommissione (due avvocati e un magistrato). Dalla
relazione emerge che nella giornata del 4 giugno 2021 sono stati
esaminati cinque candidati di cui i primi tre ritenuti idonei (il
primo e il terzo con il punteggio di 18/30 e la seconda con il
punteggio di 22/30) e il quarto e il quinto non idonei con il
punteggio rispettivamente di 12/30 e 14/30. Al momento
dell’esame del terzo candidato mutava la composizione della
commissione attraverso la sostituzione di un componente
professore con un componente magistrato che si collegava da
remoto. In questa fase sarebbero state proferite le espressioni
riportate dagli organi di informazione. Nella relazione si legge,
tra l’altro, che ‘con riferimento alla frase attribuita dalle
notizie di stampa al componente magistrato ‘non possiamo
promuovere tutti, stiamo bassi’ deve precisarsi che tale
espressione non riflette correttamente quanto dichiarato dal
[commissario], il quale in prima battuta chiedeva agli altri
componenti notizie sugli esiti delle prime prove alle quali non
era stato presente, invitando come sovente accade nelle
discussioni interne ad una commissione giudicatrice a valutazioni
più rigorose, mentre con riferimento all’espressione stiamo bassi
la stessa si riferiva non al dato numerico degli idonei alle
successive prove orali, ma alla valutazione della singola prova
di esame in base al rendimento del candidato”.
Tanto premesso, ha concluso il sottosegretario, “deve essere
in questa sede sottolineata l’estraneità del Ministero ai profili
attinenti alla valutazione dei candidati, che costituisce
prerogativa esclusiva delle commissioni sulla base dei criteri
elaborati dalla Commissione centrale costituita presso il
Ministero”.