MAFIE. SISTO (FI): SERVE PATTO POLITICA, MAGISTRATURA, IMPRESE E PROFESSIONI /FOTO
IN WEBINAR CNPR PUNTO SU WELFARE ALTERNATIVO
(DIRE) Napoli, 5 lug. – ‘Se vogliamo contrastare efficacemente i
tentativi delle organizzazioni criminali di infiltrarsi nei
rapporti con la pubblica amministrazione, occorre stipulare un
patto tra politica, magistratura, imprese e professioni per
istituire un grande presidio di legalità. Dal ’91 a oggi, mai
tanti enti locali sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa. E
le attenzioni criminali inevitabilmente si rivolgeranno ai fondi
che l’Europa ci ha assegnato e che saranno investiti nel Pnrr.
Approfittando delle semplificazioni che inevitabilmente dovranno
essere adottate per la gestione dei fondi, le mafie tenteranno di
imporre il loro welfare alternativo nei confronti delle tante
imprese in difficoltà e di infiltrarsi nei gangli degli enti
locali per non farsi sfuggire questa ghiotta occasione’. Queste
l’allarme lanciato dal sottosegretario alla Giustizia, Francesco
Paolo Sisto, nel corso del forum ‘Covid e crisi d’azienda, come
proteggere imprenditori e professionisti dal welfare alternativo
della criminalità organizzata’ promosso dalla Cassa dei
ragionieri ed esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
‘Abbiamo bisogno di certezza delle procedure e trasparenza
nella gestione dei fondi europei – ha aggiunto Sisto -. Solo così
possiamo prevenire le infiltrazioni malavitose. Le sei mission
del Pnrr devono essere tutelate e monitorate da appetiti
criminali che sono lì in agguato. Dobbiamo arrivare prima che
questi reati vengano messi a segno. Serve una prevenzione
ossessiva ma efficace. Occorre poi uno snellimento normativo
delle procedure e dei controlli. La stagione dei doveri deve
diventare la quotidianità. E’ il miglior presidio di legalità’.
Un alert rilanciato su scala internazionale da Franco Roberti,
eurodeputato del Pd e componente della Commissione Giuridica, che
ha ricordato come ‘Europol ha segnalato da tempo come si muovono
le organizzazioni mafiose dedite alla corruzione, al riciclaggio,
alle frodi informatiche e ai reati finanziari. Siamo di fronte a
gruppi variamenti strutturati in tutti gli stati europei. Una
costante sfida allo stato di diritto in ragione della quale, tra
le condizioni poste dall’Europa per l’utilizzo delle risorse
economiche assegnate, vi è il rispetto dello stato di diritto
nella gestione dei fondi spesi. La cooperazione giudiziaria
internazionale di polizia è uno strumento indispensabile per
mettere in campo azioni di contrasto efficaci. Il ruolo del
procuratore europeo, entrato in carica a giugno scorso, prevede
la nomina di 20 procuratori delegati in 9 procure che dovranno
essere messi nelle condizioni di lavorare da subito al meglio. La
crisi in atto e le crescenti povertà favoriscono nuove
aspettative delle mafie di intercettare i fondi europei. Si
aprono nuovi spazi di manovra per la criminalità organizzata che
tenta di infiltrarsi nelle diverse fasce sociali per reclutare
manovalanza e approfittare della connivenza di colletti bianchi.
Nei settori più fragili dell’economia, i più colpiti come il
commercio al dettaglio, il turismo, la soglia di allarme è
massima. La vera forza delle mafie è quella di proporsi come
agenzie di servizi. Lo Stato – ancora Roberti – deve essere in
grado di rispondere al sostegno delle imprese. Gli imprenditori e
professionisti devono avvertire la responsabilità di non cedere
alle lusinghe del welfare alternativo, poiché sarebbe la loro
fine’.
Ed anche le procure sono in stato di allerta come testimonia
Maurizio De Lucia, Procuratore Capo della Repubblica presso il
Tribunale di Messina per il quale ‘da sempre le mafie si
infiltrano nel mondo delle economie e si muovono laddove ci sono
grandi crisi cogliendone tutte le opportunità. Le mafie hanno
enorme quantità di denaro contante e grande esigenza di
riciclarlo. La crisi è opportunità ghiotta. Investimenti e
progettualità opache devono essere oggetto di grande attenzione.
I professionisti hanno un compito delicato in questo senso. Un
onere racchiuso egregiamente nel motto ‘Conosci il tuo cliente’.
Il nostro ordinamento conta su una serie di barriere di controllo
ma non basta. E, soprattutto, i controlli non devono ingessare
l’arrivo delle risorse. Tra le soluzioni tecniche, ad esempio,
ricordo la possibile estensione del 34 bis del codice antimafia,
sottoponendo a controllo giudiziario le imprese senza che le
stesse debbano interrompere l’attività. Strumento prezioso che
necessita del contributo dei professionisti e dei tecnici. Le
piccole aziende sono obiettivi facili per le mafie. Settori
tipici sono quelli del turismo e della piccola e piccolissima
impresa’.
Sulla stessa lunghezza d’onda il suo collega Stefano Pesci,
Procuratore aggiunto della Repubblica presso Tribunale di Roma,
che ha dichiarato: ‘È evidente che in questa situazione di crisi
le risorse dei capitali illeciti trovano occasioni importanti per
il riciclaggio. Situazione non nuova ma che enfatizza i difetti
del nostro sistema. E’ giunto il momento di cambiare passo. Mi
riferisco ad esempio al decreto legislativo 12 del 2019 rinviato
più volte per motivi Covid. Se noi ragioniamo sul modo più
efficace di limitare la circolazione dei capitali mafiosi e
bonificare i mercati con alcuni ritocchi a quella normativa siamo
sulla giusta strada. Per limitare la concorrenza dell’illecito
bisogna puntare su un sistema in grado di offrire alternative
credibili. Le imprese vanno sostenute. Il Codice della Crisi
formalizza la crisi, assegna un ruolo importante ai
professionisti nella sua gestione, favorisce l’emersione
tempestiva della stessa. Ma bisogna prevedere anche misure più
efficaci per l’accesso al credito e per le esposizioni dei
creditori. Una serie di interventi per quelle imprese che, seppur
in crisi, possono ottenere supporto diverso rispetto a quello del
capitale di provenienza illecita. Attiviamo questa disciplina
nuova arricchendola con questi rimedi’.
Il punto di vista delle aziende è stato espresso da Riccardo
Di Stefano, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria,
‘Nella lotta alle infiltrazioni mafiose ci sono due punti
dirimenti: liquidità e accessibilità della PA. Sul primo punto il
governo è intervenuto in primis con l’estensione della cassa
integrazione che ha mantenuto i livelli occupazionali inalterati
e poi con diverse misure come ad esempio la moratoria sui
prestiti, creando le condizioni perché le imprese potessero
reggere il colpo. Nel breve periodo funziona ma nel medio lungo
periodo l’aumento di indebitamento farà sentire propri effetti.
Sull’accessibilità alla PA il decreto Semplificazioni recepisce
alcune nostre richieste creando una cabina di regia per i
conflitti con le amministrazioni, problema annoso soprattutto nel
settore delle opere pubbliche. E poi il pacchetto green con la
semplificazione della Via (valutazione impatto ambientale) e il
meccanismo dell’interpello ambientale, il rilancio del superbonus
110% e poi il pacchetto infrastrutture. Laddove riusciamo a
favorire il dialogo tra pubblica amministrazione e imprese ci
sarà meno spazio per le mafie’.
Il ruolo dei professionisti è stato evidenziato da Nunzio
Monteverde, del consiglio di amministrazione della Cnpr, ‘La
pandemia ha avuto effetti importanti economici e sociali. Tanti
gli imprenditori travolti nei confronti dei quali il governo ha
messo in atto una serie di iniziative e decreti per intercettare
agevolazioni. Aiuti piccoli e grandi che tuttavia non hanno
potuto rimpiazzare i mancati guadagni. Un report del ministero
dell’Interno sui passaggi sospetti di quote delle aziende lancia
un allarme concreto sul pericolo di infiltrazioni criminali. Il
nostro sistema legislativo prevede tante norme anti usura che,
però, trovano applicazione quando ormai la frittata è fatta e
l’imprenditore è già fallito. Un modo diverso di vedere la crisi
d’impresa può avere i suoi benefici. Siamo consapevoli che oltre
alla criminalità organizzata italiana ci sono mafie
transnazionali che hanno nel mirino i nuovi fondi europei
destinati al Belpaese. Noi professionisti dobbiamo porre la
giusta attenzione a questi fenomeni offrendo, come sempre, un
contributo valido e fattivo nella lotta alla criminalità
organizzata. Ricordando, però, che non siamo agenti investigativi
e che ognuno deve fare la propria parte fino in fondo’.
Secondo Paolo Longoni, consigliere d’amministrazione della
Cnpr, ‘esistono diversi punti di vista sulle cause
dell’infiltrazione della criminalità nelle imprese. Quello
penalistico e quello aziendalistico. Le imprese italiane sono
mediamente più deboli perché piccole e sottocapitalizzate. Hanno
necessità di essere sostenute sul piano della semplificazione e
nell’accesso al credito. Oltre alla protezione da parte delle
forze dell’ordine. Quando si è piccoli, innovare o trovare altri
mercati è molto complicato. Bisogna strutturare metodiche da
parte dello Stato che aiutino le imprese a fare questo scatto in
avanti e a sottrarsi alle estorsioni, rafforzando la prevenzione
delle infiltrazioni. I vari sostegni concessi finora hanno creato
un effetto bolla. Sospendendo temporaneamente le insolvenze che,
prima o poi arriveranno, ci troveremo di fronte a una esplosione
delle crisi di solvibilità che aumenteranno in modo esponenziale.
É li che deve intervenire lo Stato per arginare la pandemia dei
fallimenti’.